#129122 Facsimili

De Divinis Institutionibus adversus gentes. De ira dei. De Opificio hominis. Il 2°Volume, che accompagna la riproduzione, è di Gabriele Paolo Carosi: "Subiaco e l'introduzione della stampa in Italia".

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CuratorEdizione in fac-simile dell'incunabolo sublacense.
PublisherBramante Edit.
Date of publ.
DetailsVoll.1+1 in cofanetto con apertura a libro in seta ed oro, cm.26x35, pp.367 nn.+pp.75(1) con 16 tavv.bn.ft. Legatura in pergamena con nervi e titoli al dorso, chiusa da due laccetti di cuoio, il 2° vol.in legatura ed.in seta, titoli in oro. Il cofanetto presenta uno strappo alla tela del cofanetto. Ediz.in 275 esemplari numerati, il ns.è il CLX.
AbstractChiamati presumibilmente dal cardinale Nicolò Cusano, gli stampatori tedeschi Konrad Sweynheim e Arnold Pannartz, che erano chierici rispettivamente delle diocesi di Magonza e di Colonia, fra il 1464 e il 1465 lasciarono la Germania per recarsi a Roma e impiantarvi una tipografia. La morte inattesa del Cusano nell'estate 1464 e forse altri motivi che oggi sfuggono convinsero i due chierici tedeschi a fermarsi e fare tappa nel monastero benedettino di Subiaco dove installarono la prima tipografia sul suolo italiano. Durante l'estate 1467, produssero a Subiaco quattro edizioni: un Donato minore, ora disperso; il dialogo De oratore di Cicerone, terminato antecedentemente al 30 settembre 1465; le opere di Lattanzio, datate a Subiaco il 29 ottobre 1465; e l'agostiniana Città di Dio, terminata il 12 giugno 1467. L'edizione di Lattanzio fu eseguita in 275 esemplari: di essa si conoscono superstiti poco più di quaranta copie, di cui diciassette in Italia. 1. Divinae Institutiones (304-313): il titolo si contrappone alle Institutiones pagane, di tipo oratorio o giuridico; si tratta, infatti, di un trattato in sette libri che si propone non solo l'apologia del Cristianesimo tramite la confutazione degli errori pagani (libri I-III: De falsa religione, De origine erroris, De falsa sapientia), ma anche di fornire ai cristiani un manuale sistematico in cui dare un'esposizione complessiva del pensiero cristiano (libri IV-VII: De vera sapientia et religione, De iustitia, De vero cultu, De vita beata). Il grande successo dell'opera portò Lattanzio stesso a farne, dopo il 314, un riassunto (Epitome). 2. De ira Dei (dopo il 313): Lattanzio polemizza con gli Stoici e gli Epicurei, sostenitori dell'atarassia e dell'imperturbabilità degli dèi, affermando che Dio interviene nelle vicende umane, in bene o in male, specie per punire gli uomini che lo offendono. In particolare, Lattanzio si accanisce contro Epicuro e la sua convinzione del disinteresse divino per le umane vicende. 3. De opificio Dei (303-304): in quest'opera, Lattanzio esalta la potenza divina che si riflette nell'atto della creazione di quel microcosmo che è il corpo umano.
ConditionsUsato, molto buono
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