#153716 Letteratura Straniera Opere

Lettera al dottor Hyde.

Autore
CuratoreA cura di Athos Bigongiali.
EditoreSellerio Editore.
Data di pubbl.
CollanaColl.La Memoria,305.
Dettagli cm.12x16,8, pp.61, brossura sopraccop.fig.a col. Coll.La Memoria,305.
AbstractCapitava a Robert Louis Stevenson, uomo benevolo come pochi, di essere accusato da moralisti stupidi di mostrare troppo spesso nelle sue opere il male trionfante. In realtà, ciò che interessava alla letteratura - e alla filosofia - di Stevenson era qualcosa di più profondo del bene e del male, l'innocenza: ovvero l'intrinseco legame di appartenenza di un posto, di un tempo, di una persona, a un unico disegno, da cui naturalmente estrarre la leggenda, il romanzesco. Era un modo di consegnare ogni cosa al suo valore vero, in cui il male propriamente inteso era solo - da qui l'incantevole amabilità di Stevenson - l'uniformità, vale a dire la negazione dell'altro. Si capisce perché il non grande episodio occasione di questa invettiva, abbia acceso la generosità di Stevenson. Il dottor Hyde (che nulla ha a che fare col doppio di Jekyll), reverendo protestante delle Hawaii, aveva calunniato in un breve scritto la memoria di un santo missionario, Padre Damiano, morto condividendo la vita in lazzaretto degli isolani lebbrosi. Hyde, infangando un'anima grande, dava voce all'ipocrita superstizione dei bianchi più impegnati nella «modernizzazione» delle isole, che la piaga recente della lebbra fosse l'effetto di una vita selvatica e dissoluta, pigra nell'assimilarsi alla sana civiltà dell'uomo bianco. Stevenson è appena giunto nei Mari deI Sud, dove vivrà gli ultimi anni; ha già conosciuto, assieme alle fantastiche meraviglie, il morbo che accompagna, come una maledizione o una premonizione, la paziente sottomissione degli isolani. E sotto le righe del racconto di Padre Damiano, in difesa della sua memoria, vibra un pianto d'addio all'innocenza, alle isole, alla possibilità di vivere leggendariamente. Cioè, semplicemente, di vivere. .
EAN9788838910203
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